Il “sogno” in S. Maria Maggiore è l’esperienza spirituale di incontro del Fondatore, don Francesco Spinelli, col Mistero dell’Incarnazione.
Questa ispirazione si realizza nel dare origine ad una comunità di Adoratrici, il cui scopo è: “Adorare perpetuamente Gesù Sacramentato, amarlo di vivo affetto, attingere dal Suo cuore sacratissimo l’ardore della carità che si spande a vantaggio dei prossimi”.
L’adorazione dell’Eucaristia è stare alla scuola di Gesù, è divina compagnia, lode, ringraziamento e riparazione per imparare l’atteggiamento adorante che permea l’intera esistenza e, secondo il Fondatore, si esprime in un servire caratterizzato da perdono e compassione, prontezza e umiltà, perché dall’Eucaristia si impara a “ravvisare” il volto di Cristo in ogni fratello.
Il Fondatore ha voluto che la carità e la comunione fossero vissute prima di tutto nelle relazioni tra le sorelle in comunità, perché la grande massima che consolida e cementa la Congregazione Religiosa è l’unità nella carità.
Accogliamo dal cuore della Trinità il dono della comunione con il Signore nella vita fraterna e testimoniamo una profonda spiritualità di comunione nei diversi ambiti della Chiesa.
Assumendo la gioiosa fatica di armonizzare le diversità di personalità, età e cultura siamo chiamate a diventare “segno per il mondo e forza attrattiva che conduce a credere in Cristo”. Con la nostra esistenza eucaristica diventiamo un richiamo al senso dell’Oltre, che interpella le persone e suscita in loro la sete di Dio.
Il Fondatore ha una spiccata sensibilità e attenzione alla dignità, alle sofferenze e alle povertà della persona, sia materiali che spirituali nonché un’amorevole accoglienza e ospitalità dei sacerdoti.
Desidera dare una precisa e concreta risposta attraverso “opere di carità verso il prossimo a seconda dei vari e gravi bisogni dei luoghi e dei tempi”; nelle sue opere “volle ammessi i poveri infelici, rifiutati dagli altri istituti”.
Anche nell’attuale società, in quanto Adoratrici, desideriamo essere presenza che riconosce e accoglie la persona nella sua dignità, con una predilezione per il più debole e per chi non ha voce.
Il Fondatore identifica nell’adorare e servire la risposta dell’uomo all’ “accesa carità” di Dio per l’umanità, “incomprensibile tratto di misericordia” reso presente nell’Eucaristia.
Lo Spirito di amore e di donazione che hanno illuminato la vita del Fondatore vengono oggi tradotti in criteri operativi dalle Suore e dal personale laico che collabora a Casa Famiglia.
Nel corso degli anni c’è stata un’evoluzione circa le opere per rispondere ai bisogni dei tempi e dei luoghi.
In Italia sono nate e si sono evolute opere educativo-scolastiche e parrocchiali, opere socio-educativo-assistenziali per disabili e persone anziane; anche il servizio infermieristico a domicilio già in uso ai tempi del Fondatore è stato ripreso nel tempo; si sono attivate opere socio-educative per le vittime della tratta e per tossicodipendenti.
Incoraggiante è stata la richiesta di alcuni Vescovi ad aprire “chiese dell’adorazione”.
Il profondo amore di don Francesco per la Chiesa universale e il suo zelo per le anime si esprimono nel desiderio di dare il sangue per la propagazione della fede e lo orientano verso la missione ad gentes.
Pertanto nelle Missioni Estere sono stati aperti dispensari e maternità, scuole dell’infanzia e primaria, scuole professionali, foyer, progetti di dépistage dei casi AIDS e rispettiva terapia ed educazione della coppia.
In ascolto della realtà multiculturale, ci poniamo in atteggiamento di dialogo per cogliere nelle diverse culture le tracce della presenza di Dio.
Contribuiamo a una fattiva corresponsabilità per la missione della Chiesa, condividendo la nostra spiritualità con laici e presbiteri nella Fraternità Eucaristica.